Scritti autobiografici

… ritengo ogni materiale carico di proprie caratteristiche e quindi in grado di fornire-suggerire risultati particolari.

Le mie scelte avvengono all’interno di questo meccanismo senza che ci sia da parte mia alcun tipo di preferenza. … ritengo di non poter scrivere sul comportamento artistico e sulla poetica personale senza svilire il tutto a livello burocratico. …credo che scrivere di cose così intime e complessive (idee personali sull’arte…..!?) rischi di diventare un “compitino” arido e troppo schematico. “Lavorare” a mio avviso, significa soprattutto mettere in discussione proprio tutto ciò, tutte le volte, in modo sempre diverso, da punti di vista sempre nuovi ed in contrapposizione con posizioni precedenti.

“Lavorare” poi con altri (colleghi, critici, ecc) deve necessariamente costitutire un momento di verifica e di “aggiustamento del tiro”. In altre parole, questo è “lavoro” di tipo creativo, dove posizioni, credute acquisite, si rivedono continuamente in modo dinamico….

Mi si chiede di parlare dei rapporti con il mercato e con le strutture…………………………….

Io “vivo e lavoro”, come si dice, da tanti anni a Verona che è una città dove le istituzioni pubbliche, gli enti, i giornali locali, i musei sono strumenti ignoranti, diretti (per lo più) da gente ignorante, impreparata, ottusa, quando non in malafede e disonesta.

Vivo in una città dove non esistono spazi culturali utilizzabili, dove non esiste né critica né collezionismo, dove l’unico mercato possibile è salottiero e clientelare………………..ecc.

In una simile situazione non è possibile parlare di rapporti con le strutture, con il mercato né con la cultura in generale.

N.B. Da queste mie affermazioni intendo ovviamente escludere tutte quelle “operazioni culturali” che, non ancora funzionanti, non possono essere (per il momento) soggette a critiche.

                                                                                                         Con amore 

                                                                                                         Carlo Veneri

In occasione della mostra “ Come si fa una rosa?” organizzata dal Museo Laboratorio “Casabianca” Malo – 1981