Scritti autobiografici

– Questi  lavori (carta-ovatta)  li ho cominciati l’anno scorso e mentre stavamo lavorando, Bonfà ed io, abbiamo visto le foto dei lavori dell’arte povera su Flah Art, ma siamo stati solo recetemente a Torino. Bisogna dire che per noi il gruppo di Torino è stata una cosa importante. E’ stata una grossa reazione per noi, perché lavorare a Verona significa o reagire nella maniera più assoluta, con i materiali nuovi e tutto questo complesso di cose, oppure è veramente la fine, non ci sono giovani veramente giovani. Allora abbiamo reagito e cerchiamo di liberarci adesso di tutto.

– Devo dire che per me il materiale è importante. Ogni materiale ha una sua vitalità propria, e allora scoprire questa sua vitalità e adoperarla fa parte della mia azione per ricavarne degli stati di tensione. Ti faccio un esempio, io prendo una rete metallica. Quindi faccio una cucitura con un filo, e questa rete si trova lì, piegata, capisci? Lo stesso avviene con il polistirolo, ma m’interessa meno. Ogni materiale vado a scoprirlo, lo sgretolo, lo rompo, qiundi ne faccio un mucchio per terra, insomma è scoprire che mi interessa, è il processo non la cosa in sè.

– Penso di non violentare questi materiali. Sono loro che mi suggeriscono la direzione che devo seguire, non credo proprio di violentarli. E’ dentro di loro il potere di funzionare in una certa maniera. Per esempio, nella mostra c’è un lavoro che ha una scatola in plexiglass piena d’acqua con dentro una spugna inzuppata su cui verso dei coloranti in terre; succede che le terre si sciolgono finchè la spugna diventa tutta colorata, e poi tutta l’acqua, tutta la scatola, si colorano. E’ la proprietà della spugna di assorbire, non ho fatto che seguire questa proprietà; al massimo la mia scoperta sarà proprio lì. C’è anche per me una questione di comportamento, in certi casi, proprio nella scelta dei materiali. Per me è importante il gesto con cui uno sceglie qualcosa che ha scoperto. Nel caso della rete, ripeto, che è un lavoro che a me piace, la scelta della rete mi è stata suggerita dalle proprietà vere e proprie della rete. La rete si spiega e se io riesco a tenerla piegata, piegata da me perché io l’ho scelta per aver capito che si poteva piegare, magari cucendola con uno spago, la rete crea uno stato di tensione, si trova in una situazione particolare, potrebbe anche saltare da un momento all’altro. Oppure, prendo la rete perché mi serve per far passare la polvere, perché è anche una proprietà della rete far passare le cose, come io faccio con la polvere d’argento in un mio lavoro.

– Non mi interessa definire costanti, nuove regole e tecniche

– Credo di cercare un’apertura, ma non sono ottimista, questo no.

– Penso che sia importante vivere e condividere con altri che la pensano come me queste esperienze

da un’intervista di T.Trini sul 1 quaderno gall. Ferrari. Personale ottobre 1968