Lavori 1977-1980

Le sue proposte sono apparentemente di una disarmante semplicità se non ci si accorge con quanta sottigliezza e ironia l’artista ne analizza la funzione, il significato e l’uso che ne fa.
Si scopre tutto piano piano e, una tela dopo l’altra, tutti i componenti diventano un unicum inscindibile.
I riferimenti culturali e formali con le avanguardie sono inevitabili ma non dobbiamo considerarli un demerito, bensì conoscenza.
Certe pennellate sgradevoli e certi sgocciolamenti ci rimandano all’Espressionismo astratto. Certi materiali, elementi di comunicazione fra i più vari, che dalla tela tendono a invadere lo spazio quasi a riscattarlo, così come le scritte, che hanno perso quasi del tutto, se non la data, la funzione esplicativa per assumere quella estetica, come ogni altro elemento dell’opera, ci fanno pensare alla Pop-art ed in particolare a Rauschenberg, a Jim Dine e a Jasper Johns. Così come a questi artisti, a Veneri interessa minimamente, solo forse nella misura del loro adattamento allo scopo prefisso, la qualità fisica dei materiali che adopera.
Gli interessa piuttosto il valore semantico che, nel contesto del suo procedere (Process Art), questi materiali assumono.
L’importanza del concetto originale e della documentazione relativa supera quella della realizzazione fisica dell’opera, che non può essere fruita alla maniera tradizionale, né conta la sua collocazione finale. L’idea, i metodi d’approccio, i procedimenti per comunicarcela e la documentazione del suo divenire, sono più interessanti del risultato finale.
L’intento principale è quello di fornire la possibilità di seguirne tutta la storia. Che sono poi frammenti, minute tranches de vie della storia stessa dell’artista. Diventa un rituale più che una produzione di oggetti; il procedimento di realizzazione artistica conta più del prodotto realizzato.