Lavori 1977-1980

Trenta tele (o supporti di altro genere) tutte della stessa dimensione e senza cornici, sono appese allineate.
Su ogni tela il profilo stilizzato di un albero è ripetuto in maniera meccanica, proprio una sagoma precostituita, con pochi altri elementi fissi… ….una linea d’orizzonte passa … sulla chioma dell’albero, tagliandola a metà.
L’albero è un puro pretesto.
Veneri ha fatto una puntigliosa e felicemente riuscita ricerca del banale.
E su banalissimi significanti è intervenuto, uno al giorno, giorno dopo giorno, a depositare, con i termini di un suo idioletto, di un suo privatissimo codice (colori, tasselli di legno, lettere stampigliate con cura o frettolosamente tracciate a mano, grafemi di ogni sorta e fotografie), una traccia emozionale del suo esistere, a registrare, in  una successione temporale che il metronomo dei trenta giorni scandisce, il suo rapporto profondo, psicologico tra il suo vivere quotidiano ed il mondo.
Ecco nascere un inquietante contrasto tra elementi d’ordine (la sagoma, i supporti uguali, il ritmo d’esposizione) e di disordine (gli interventi giornalieri, cioè il linguaggio in immagini della psiche dell’artista).
Perché ha scelto l’albero?… l’artista asserisce d’averlo scelto perchè il più banalizzabile.
…Ma di grande interesse è l’opera di banalizzazione, intento assolutamente opposto a quelli di tutta l’opera del passato.
Gli interventi sulla silhouette dell’albero sono di una voluta povertà, studiatamente infantili. Il gioco è affascinante; l’uomo di oggi, disincantato, che si propone, spogliatosi di ogni inghippo culturale, di vedere le cose con l’anima del bimbo, con avida curiosità (….). Non poteva farci intendere in modo migliore e più efficace che il contenuto intellettuale della mostra è assai più importante di qualsiasi messaggio che i nostri sensi possano percepire. Non c’è alcuna formulazione di propositi artistici.

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